Adulti e ADHD nel DSM V: cosa cambia?

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Adulti e ADHD nel DSM V: cosa cambia?

Categoria : Studi e news

Si è più volte rilevato come i sintomi ADHD (disattenzione, iperattività e impulsività) possano influenzare negativamente diversi aspetti della vita di un bambino. Ma cosa succede quando questo bambino cresce? Qual è il rapporto tra adulti e adhd? In un altro articolo si è parlato delle caratteristiche che descrivono questa sindrome in età adulta, qui invece vogliamo vedere come cambiano i tassi di prevalenza quando cambiano i criteri diagnostici.

 

Presentiamo di seguito i risultati di ricerca raggiunti da Morgan A. Grinnell, University of Carolina, May 2014
Adult adhd in DSM-IV-TR AND DSM-5: impact of increased age of onset on prevalence.

Con l’arrivo del DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – V edizione) i criteri di valutazione dell’ADHD sono stati modificati, in particolare è stata innalzata l’età d’insorgenza del disturbo da sette a dodici anni e sono stai inseriti sintomi specifici per i pazienti diciamo più “anziani”.
A causa dei recenti dibattiti riguardanti appunto tali modifiche, l’autore, con questo studio, ha voluto valutare i diversi criteri diagnostici per l’ADHD in un gruppo di giovani adulti e poi confrontare eventuali differenze nei tassi di prevalenza del disturbo sulla base dei criteri del DSM-IV-TR e del DSM-V.

Lo studio si propone di indagare diversi aspetti, ma le ipotesi principali che vuole dimostrare sono che la prevalenza di diagnosi di ADHD sarebbe stata maggiore basandosi sui criteri del DSM-5, rispetto ai criteri indicati dal DSM-IV-TR (Faraone et al, 2006;. Kieling et al., 2010) e che i soggetti che soddisfano i criteri esclusivamente per DSM-V (ADHD a tarda insorgenza dei sintomi) non differiscono in gravità rispetto al gruppo che ha incontrato i criteri per l’ADHD con il DSM-IV-TR.

L’autore sottolinea come l’aumento dell’età d’insorgenza sia d’interesse primario. E ‘stato ipotizzato che, con il cambiamento delle età d’insorgenza come criterio diagnostico da sette anni o più giovani a dodici anni o più giovani, la prevalenza di diagnosi di ADHD aumenterebbe all’interno della popolazione. Analizzando i dati, anche se solo 13 dei 150 partecipanti hanno ottenuto i criteri sufficienti per una “diagnosi di ricerca” di ADHD valutata dalle scale ASRS (Adult ADHD Self-Report Scale) utilizzando il DSM-IV-TR, ulteriori 33 partecipanti hanno affermato che i loro sintomi di ADHD iniziarono dopo l’età di sette anni, ma prima all’età di dodici anni. Ne deriva che l’aumento delle diagnosi di ADHD dal DSM-IV-TR al DSM-5 nel campione considerato è più di tre volte.
La seconda ipotesi suggerisce che coloro che ottengono una diagnosi con i criteri del DSM-5 (ADHD cioè, a esordio tardivo) dovrebbero avere sintomi simili per gravità a coloro che si sono qualificati con il DSM-IV-TR (ADHD con insorgenza nell’infanzia).

 

Sulla base dei risultati la gravità dei sintomi individuati in entrambi i gruppi non mostra differenze significative. Tuttavia, c’era una differenza tra i due gruppi sulla scala dei sintomi di iperattività / impulsività che si avvicinava alla significatività statistica, ma non in maniera sufficiente. Probabilmente, affermano gli autori, con un campione più ampio di partecipanti, questo confronto avrebbe probabilmente raggiunto la significatività statistica.
Concludendo quindi questa ricerca mostra che, con i nuovi criteri, la prevalenza dell’ADHD cresce di ben tre volte nella popolazione adulta, ma la gravità stimata non ne è influenzata.


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