Categoria: Il Biofeedback

Il Biofeedback

Categoria : Il Biofeedback

Biofeedback: che cos’è? su quali concetti si basa?

L’organismo umano interagisce continuamente con l’ambiente esterno attraverso l’elaborazione di comportamenti adattativi, cioè di meccanismi di autoregolazione che avvengono spesso automaticamente e indipendentemente dalla consapevolezza della persona, poiché sono regolati dai sistemi neurovegetativo, endocrino ed immunitario. In alcuni casi invece questi processi sono regolati consapevolmente dal soggetto: ad esempio, dopo una corsa si può percepire il cuore battere più forte, oppure se un organo ha un problema si può sentire dolore; quando la persona percepisce questi segnali può agire per modificarli.

E’ proprio su questo concetto che si basa il biofeedback, il quale rende possibile l’applicazione di queste osservazioni anche quando i processi da modificare sono processi automatici, come nel caso della frequenza cardiaca, della tensione muscolare o della respirazione.

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Il biofeedback della conduttanza cutanea

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Il biofeedback della conduttanza cutanea, indicata spesso con la sigla GSR (Galvanic Skin Resistence), si basa sulla variazione della resistenza elettrica della pelle provocata dai diversi stimoli emozionali. Tale variazione deriva sostanzialmente dallo stato di umidità della pelle stessa dovuto all’azione delle ghiandole sudoripare sottostanti.

 

Come si misura la conduttanza cutanea?

La resistenza elettrica cutanea, o, meglio, conduttanza (ossia quanto il passaggio di corrente viene favorito), viene misurata collocando due elettrodi sulla pelle, in genere su due dita vicine; poiché l’attività conduttiva della pelle (SCA) è dovuta all’apertura delle ghiandole sudoripare che diminuiscono la resistenza al passaggio della corrente attraverso il derma, la misura si ottiene applicando tramite gli elettrodi una debole corrente elettrica, che genera un voltaggio da cui è possibile calcolare la resistenza della pelle.

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Biofeedback elettromiografico

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Che cos’è il biofeedback elettromiografico?

Il biofeedback elettromiografico si occupa di misurare l’attività’ dei vari gruppi muscolari, per fornire al soggetto informazioni continue e in tempo reale sul proprio stato di tensione muscolare.

Dal punto di vista fisiologico, il biofeedback elettromiografico misura il livello di scarica delle fibre nervose motorie che innervano il muscolo, ossia le minuscole correnti generate dalle fibre nervose motorie che comandano il muscolo. Un muscolo è composto da una moltitudine di cellule motorie,  attivate da segnali elettrici che partono dal sistema nervoso e giungono alle placche motorie.

L’attivazione ordinata delle singole cellule causa la contrazione del muscolo. Questa contrazione è difficile da monitorare, ma si possono monitorare i segnali elettrici che arrivano al muscolo, attraverso la rilevazione delle correnti elettriche che raggiungono elettrodi posti sulla pelle.

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Il biofeedback termico

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Qual è la funzione del biofeedback termico?

Attraverso il biofeedback termocutaneo è possibile misurare la temperatura cutanea periferica (delle dita della mano) e fornire al soggetto informazioni relative all’andamento di tale valore, cosicché egli possa controllarlo volontariamente.
La temperatura cutanea periferica  è un indicatore  fedele del livello di attivazione nervosa dell’organismo, poiché il Sistema Nervoso Autonomo regola il flusso del sangue, agendo sulla contrazione o sul rilassamento dei muscoli lisci che costituiscono le pareti dei vasi sanguigni. In condizioni di stress emotivo, si osserva una notevole vasocostrizione cutanea periferica, con conseguente diminuzione della temperatura, mentre il rilassamento psicofisico induce una vasodilatazione, ossia un maggior afflusso sanguigno periferico, che provoca, a sua volta, un aumento della temperatura cutanea periferica. Ne consegue che un aumento della temperatura cutanea è spesso associato ad una condizione generale di rilassamento psicofisico, mentre una diminuzione della temperatura cutanea è indice di attivazione dell’organismo.

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Il biofeedback della variabilità cardiaca

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A cosa serve il biofeedback della variabilità cardiaca?

Il biofeedback della variabilità cardiaca consente al soggetto di essere consapevole del grado di equilibrio tra l’attività del proprio Sistema Nervoso Simpatico e Parasimpatico, permettendogli così di agire per mantenerlo o modificarlo, allo scopo di raggiungere un buon grado di adattamento.

La variabilità cardiaca  può essere facilmente monitorata mediante un sensorefotopletismografico, applicato al dito di una mano, il quale funziona attraverso l’emissione e la captazione di luce infrarossa assorbita dal sangue; il sensore registra le variazioni di flusso sanguigno nei capillari delle dita, che rappresentano fedelmente il battito cardiaco.

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Il biofeedback negli stati ansiosi

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Qual è l’utilità del biofeedback negli stati ansiosi?

Il biofeedback, in particolare quello termico, si è dimostrato efficace nel  ridurre i sintomi d’ ansia: esso insegna alla persona ad indurre volontariamente uno stato psicofisico di rilassamento che  si sostituisca allo stato ansioso. Il ricorso a questo trattamento nasce dall’esperienza di Mittelmann  per il quale le variazioni affettive negative come l’ansia, la rabbia, l’ostilità, sono accompagnate da diminuzione della temperatura delle dita; la temperatura invece si mantiene elevata quando il soggetto è rilassato. Esiste quindi un rapporto preciso fra tensione emozionale e temperatura delle dita, come fra la caduta della temperatura e l’entità dell’ansia. La temperatura della cute è quindi un indicatore obiettivo del livello di stress del soggetto.
Anche il biofeedback della conduttanza cutanea è stato utilizzato con successo nel trattamento e  nella gestione di problemi relazionabili all’ansia e di molteplici problemi e disturbi psicologici e psicosomatici.

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Il biofeedback nel rilassamento

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Coloro che traggono beneficio dal training di biofeedback sono allenati a rilassarsi e a modificare i loro comportamenti. Molti studiosi credono che il rilassamento sia la componente chiave nel trattamento di molti disturbi tramite biofeedback, in particolare quelli causati o comunque peggiorati dallo stress.

 

In che modo il biofeedback può causare il rilassamento?

Il biofeedback è mirato a modificare le reazioni abituali allo stress che causano sofferenza e dolore e, a questo scopo, il biofeedback termico e quello elettromiografico sono le tecniche più utilizzate: il feedback sulle risposte fisiologiche del nostro organismo, come la temperatura cutanea o la tensione muscolare, forniscono informazioni che aiutano il soggetto a rendersi conto del proprio stato di rilassamento. Il segnale di feedback può inoltre funzionare come ricompensa per aver ridotto la tensione, come un insegnante di piano che sorride compiaciuto al giovane musicista quando finalmente esegue correttamente la melodia.

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Il biofeedback nella cefalea

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Per cefalea cosa si intende?

Il termine cefalea si riferisce ad un vasta gamma di disturbi diversi, aventi tutti una caratteristica comune: il mal di testa. La cefalea è un fenomeno estremamente comune. Più del 90 % della popolazione presenta un episodio cefalalgico all’anno e tali stime sono probabilmente in difetto se si considera che tale disturbo non viene spesso diagnosticato e trattato opportunamente. La morbidità dovuta a cefalea rappresenta un grosso problema da un punto di vista socio-economico. Studi epidemiologici hanno mostrato l’alto costo di questa patologia che costituisce una delle cause più comuni di perdita di giornate lavorative.

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Il biofeedback nel bruxismo

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Con il termine bruxismo si intende la tendenza a serrare e digrignare i denti inconsapevolmente, a causa della contrazione della muscolatura masticatoria. Esso si manifesta prevalentemente di notte, in particolare durante le prime fasi del sonno, ma talvolta può verificarsi anche di giorno.

Il bruxismo rappresenta il terzo disturbo del sonno più diffuso dopo il sonniloquio e il russamento e benché sia difficile ottenere delle stime adeguate si ritiene che colpisca il 10-20% della popolazione generale.

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Il biofeedback nel disturbo ossessivo compulsivo

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Come si caratterizza il disturbo ossessivo compulsivo?

Il disturbo ossessivo compulsivo (Obsessive – Compulsive Disorder, OCD) è rappresentato da pensieri ossessivi associati a compulsioni. In questo disturbo le ossessioni sono ricorrenti e persistenti:

  • pensieri
  • dubbi
  • immagini
  • impulsi

Queste ossessioni causano sentimenti che sono vissuti come pervasivi ed invadenti:

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Intervista sul Neurofeedback

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