Il neurofeedback nell’autismo

Il neurofeedback nell’autismo

Categoria : Il Neurofeedback

Quali sono i benefici del neurofeedback per l’autismo?

Il Neurofeedback (EEG biofeedback) è un trattamento che si è rivelato molto vantaggioso per un vasto numero di sintomi della sfera dello spettro autistico. Negli ultimi anni, grazie al rapido sviluppo tecnologico, è stato possibile effettuare una serie di sperimentazioni cliniche sul neurofeedback nell’autismo, con ottimi risultati e benefici che riguardano: crisi epilettiche, iperattività, problemi dell’attenzione, ansietà, capacità di elaborare le informazioni, disordini del sonno e comportamenti ossessivo-compulsivi.

I due principali studi sul caso sono Efficacia del Neurofeedback per i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico, di Betty Jarusiewicz, Ph.D. (Efficacy of Neurofeedback for children in the Autistic Spectrum: A pilot study, 2002) e Valutazioni guida sul Neurofeedback applicato ai disturbi dello spettro autistico, di Robert Coben, Ph.D., e Ilean Padolsky, PhD (Assessment-Guided Neurofeedback for Autistic Spectrum Disorder, 2007).

 

Gli effetti del neurofeedback sulle persone affette da autismo

Nel primo studio, l’efficacia del training neurofeedback è stata valutata in 12 ragazzi, affetti da autismo, con controlli incrociati. In pratica, i 24 ragazzi sono stati divisi in due gruppi, per stessa età, sesso e gravità del disturbo. Un gruppo ha ricevuto il trattamento neurofeedback, il secondo ha agito come gruppo di controllo. Alla fine della fase di sperimentazione, il gruppo che aveva seguito il trattamento con neurofeedback aveva mostrato una riduzione del 26% circa, del valore ATEC dei sintomi autistici. La valutazione dei genitori riferisce un miglioramento in tutte le categorie di comportamento e dei sintomi: socializzazione, vocalizzazione, ansia, lavoro scolastico, collera, e sonno, comparate con i minimi cambiamenti del gruppo di controllo. Il valore del miglioramento è stato indipendente dalla gravità iniziale o dall’età.

Lo studio di Robert Coben Ph.D. e Ilean Padolsky Ph.D. approfondisce (con 37 pazienti) ed amplia su una base più larga il precedente lavoro di Jarusiewicz. I risultati hanno indicato un significativo miglioramento nelle persone affette da autismo che hanno ricevuto il trattamento di neurofeedback rispetto al gruppo di controllo. Altri miglioramenti includono: 40% di riduzione dei sintomi principali dell’ADHD, e il 77% del gruppo sperimentale ha visto diminuire l’iperconnettività, associata ad esiti clinici positivi. Nei soggetti autistici, infatti, si riscontra una variazione della normale connessione tra le aree celebrali, in aumento o in difetto (iperconnettività o ipoconnettività), ed una normalizzazione di questo disturbo tramite neurofeedback porta ad un miglioramento dei sintomi. Solo per 5 soggetti non ci sono stati cambiamenti. L’analisi di risultati esclude l’effetto di variabili quali la gravità del disturbo, l’età e il numero di farmaci assunti. Un fattore cruciale che spiega i miglioramenti riscontrati nel gruppo sperimentale potrebbe proprio essere l’uso del neurofeedback per ridurre l’iperconnettività cerebrale.

Anche un altro studio, quello di Michael Thompson, MD, e, Lynda Thompson, PhD (Autistic Spectrum Disorders including Asperger’s Syndrome- EEG & QEEG Findings, Results, and QEEG Findings, Results & Neurophysiological Rationale), giunge a conclusioni simili, e cioè che i deficit sociali delle persone affette da autismo potrebbero essere associate ad una ipoconnettività frontale, e che le terapie e i training con neurofeedback danno risultati positivi nelle funzioni sociali ed emozionali.

 

Il neurofeedback rispetto agli altri trattamenti

Le conclusioni dello studio sono molto interessanti: Numerose misurazioni hanno mostrato che il neurofeedback può essere un trattamento efficace per le sindromi di autismo. In tutti i casi di miglioramento nella sintomatologia delle sindromi di autismo, i risultati positivi sono stati confermati da valutazioni neuropsicologiche e neurofisiologiche. A dispetto di altri trattamenti, quali il Ritalin, Risperidal, Thorazina e Haldol, il neurofeedback è un intervento non invasivo che, è stato mostrato, aumenta la neuro-regolazione e le funzioni metaboliche. A differenza delle terapie comportamentali, col neurofeedback si ottiene un risultato positivo del trattamento nel corso di alcuni mesi, mentre con altri trattamenti nel corso di  uno o più anni.Il neurofeedback, inoltre, non ha effetti collaterali, mentre gli interventi psicofarmacologici, così come certi integratori di vitamine e minerali, sono associati ad effetti collaterali, e i risultati positivi ottenuti dal trattamento si mantengono nel tempo e non sfumano con l’interruzione delle pratiche.


Intervista sul Neurofeedback

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