Il Biofeedback

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Categoria : Il Biofeedback

Biofeedback: che cos’è? su quali concetti si basa?

L’organismo umano interagisce continuamente con l’ambiente esterno attraverso l’elaborazione di comportamenti adattativi, cioè di meccanismi di autoregolazione che avvengono spesso automaticamente e indipendentemente dalla consapevolezza della persona, poiché sono regolati dai sistemi neurovegetativo, endocrino ed immunitario. In alcuni casi invece questi processi sono regolati consapevolmente dal soggetto: ad esempio, dopo una corsa si può percepire il cuore battere più forte, oppure se un organo ha un problema si può sentire dolore; quando la persona percepisce questi segnali può agire per modificarli.

E’ proprio su questo concetto che si basa il biofeedback, il quale rende possibile l’applicazione di queste osservazioni anche quando i processi da modificare sono processi automatici, come nel caso della frequenza cardiaca, della tensione muscolare o della respirazione.

 

Storia del biofeedback

Da un punto di vista storico, il biofeedback si sviluppò negli Stati Uniti alla fine degli anni ’60, quando alcuni ricercatori (Miller, Kamiya, Sterman, Brener, Snyder, Noble et al.) dimostrarono che sia nell’animale che nell’uomo è possibile controllare alcuni parametri quali la frequenza cardiaca, i ritmi elettroencefalografici, la vasocostrizione cutanea e la risposta elettrodermica.

Successivamente, a partire dagli anni ’70, si diffuse anche in Europa ed in Italia.

Con il biofeedback (= restituzione delle informazioni: «feedback», sull’attività biologica: «bio») una certa funzione corporea come la tensione muscolare o la temperatura cutanea viene monitorata con l’uso di elettrodi o di trasduttori applicati sulla pelle. I segnali captati vengono amplificati e restituiti, in tempo reale, al soggetto sotto forma di segnali acustici o visivi, affinché la persona diventi consapevole dei propri stati interni e possa adottare strategie di controllo per entrare volontariamente nello stato desiderato e mantenerlo.

 

Qual è lo scopo del biofeedback?

Il biofeedback è un processo finalizzato all’apprendimento dell’autoregolazione e attraverso di esso un soggetto può imparare ad influire in modo significativo sia sulle risposte fisiologiche che sono solitamente al di fuori del controllo volontario, sia su quelle che, generalmente facilmente controllabili, sono tuttavia sfuggite ai meccanismi regolatori, a causa di una malattia o di un evento traumatico.

L’assunto di base nell’uso del biofeedback è, quindi, che le persone possano migliorare la propria salute e/o le proprie prestazioni imparando ad autoregolare le proprie funzioni corporee.

Il biofeedback si fonda sulla presa di coscienza di una particolare condizione fisiologica e sulla conseguente messa in atto, da parte dell’individuo, di strategie e comportamenti atti a modificarla.
Il soggetto, quindi, ha la possibilità di controllare svariate attività fisiologiche e soprattutto quelle dipendenti dal sistema nervoso autonomo, ossia quelle funzioni biologiche che di norma non si trovano sotto il controllo volontario.

Il biofeedback permette un monitoraggio costante della funzione e mediante la rilevazione e l’osservazione del suo andamento, è possibile individuare quali atteggiamenti fisici e/o emotivi siano associati alle modificazioni delle attività biologiche analizzate. Diviene così possibile modificare tale funzione agendo indirettamente e volontariamente sui fattori ad essa associati.

Partendo dall’ovvia equazione che essendo “qualsiasi modificazione della condizione fisiologica accompagnata da un’appropriata modificazione della condizione mentale-emotiva, conscia o inconscia”, ne consegue che “qualsiasi modificazione della condizione mentale-emotiva, conscia o inconscia, sarà accompagnata da una modificazione della condizione fisiologica”.

Il biofeedback, dunque, come strumento che permette all’individuo di effettuare un’interpretazione più appropriata delle proprie sensazioni corporee, di autoregolarle e di raggiungere la stabilizzazione dell’autocontrollo acquisito, cioè il mantenimento del controllo nell’ambiente naturale in assenza di feedback.

Le funzioni fisiologiche su cui è possibile lavorare possono essere indici di specifici stati o funzioni psicologiche (come ansia, concentrazione, rilassamento), oppure possono essere coinvolte in precise patologie fisiche (come tachicardia, epilessia, ipertensione).

Gli indicatori psicofisiologici misurabili attraverso il biofeedback sono:

  • tensione muscolare
  • conduttanza elettrica cutanea
  • frequenza cardiacadilatazione dei vasi sanguigni periferici
  • temperatura superficiale
  • elettroencefalogramma
  • respirazione
  • sensori di pressione digitale
  • ampiezza di movimento delle articolazioni

Una delle ragioni principali che ha consentito la rapida diffusione del biofeedback, è la sua potenziale applicazione in disturbi clinici di diversa natura. Numerosi sono gli studi esemplificativi dell’applicazione di una procedura di biofeedback nel settore clinico. La caratteristica che accomuna i diversi lavori è il principio del controllo di una funzione fisiologica attraverso un circuito di feedback organizzato dallo sperimentatore.

 

Utilizzi del biofeedback

Il biofeedback viene  utilizzato per alleviare dolori (cefalea muscolo-tensiva, cefalea vascolare di tipo emicranico, morbo di Raynaud, dolori cronici e di origine oncologica, dolori da contratture muscolari, torcicollo spasmodico), negli attacchi di asma e di emicrania, nell’incontinenza urinaria, nella riabilitazione neuromuscolare (in seguito ad ictus o trauma), per curare l’insonnia e per altre condizioni legate allo stress; e ancora nei casi di abuso di sostanze, di alcoolismo e di epilessia.  Inoltre riduce ansia, tic, balbuzie, iperidrosi, fobie e attacchi di panico, cura disturbi gastro-intestinali, ipertensione arteriosa, dermatosi e in odontoiatria sembra risolvere problemi di bruxismo, spasmi muscolari, rilassamento muscolare, sindrome temporo-mandibolare.

Sembra pertanto possibile intervenire in un ambito di disturbi sempre più ampio: qualsiasi alterazione caratterizzata da una connessione tra sistema nervoso centrale e funzione effettrice, può essere in teoria inserita in un programma terapeutico mediante biofeedback, che si caratterizza, inoltre, per essere un metodo non invasivo, non farmacologico e privo di effetti collaterali.


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